La famigliola felice va al mare

famiglia al mare
A differenza di molte donne (o almeno così dice lo stereotipo) ho sempre detestato viaggiare con bagagli troppo ingombranti. Organizzazione degli spazi, uso di campioncini, studio degli abbinamenti per portare il numero più ridotto di abiti mi hanno permesso sempre, con grande stupore dei più, di muovermi solo con un trolley da bagaglio a mano, sia che stessi via un weekend sia che si trattasse di due settimane di mare. Le vacanze poi erano fatte di “che si fa ora?”, di grandi tour in auto, di camminate kilometriche e pasti irregolari, con la voglia di conoscere e muoversi, perché per me viaggiare è sempre stato necessario, quasi vitale.

Poi rimasi incinta di Piccola Iena e il viaggio sparì completamente per far posto alle ferie


Mai più lontano della Liguria o del Trentino, rigorosamente in auto per poter caricare ogni confort casalingo e con tanti cambi d’abito per la picciridda per essere pronti a 40° gradi all’ombra o ad un’improvvisa glaciazione.
L’anno scorso è stata la prima estate in cinque. Fosse dipeso da mio marito saremmo solo andati in montagna, ma mi spiaceva così tanto per Piccola Iena, già tanto penalizzata dall’arrivo dei fratellini e dal difficile inverno vissuto post malattia di Gemello 1, che toglierle anche il mare mi sembrava davvero una punizione.
Prenotiamo due settimane in Liguria presso una struttura che frequentiamo da quando è nata la nostra bambina ed è subito #cacanza al mare.

La partenza.

Gli spostamenti sono la nostra croce. Avete presente cosa vuol dire un bambino che soffre terribilmente il mal d’auto? Noi ne abbiamo tre. Quando ci mettiamo in macchina partono le scommesse su chi vomiterà e in che ordine, ormai anche gli amici ci mandano un messaggio con  la loro previsione e a fine viaggio anziché il canonico “siamo arrivati” mandiamo un whatsapp di gruppo con i risultati (il 3/3 è un’esperienza unica, ve lo garantisco).
Facile prendere e partire quando al massimo la tua preoccupazione è come intrattenere i bambini durante il viaggio, ma quando invece devi aggiungere il carico di svomitazzate in stile esorcista allora la fatica si triplica. Partire alle 5 del mattino (così li prendi che ancora dormono e continuano a farlo in auto), no alla colazione (“Mamma ho sete” “NEIN! Potrai bere quando arriviamo!”), metti i braccialetti, dai le goccine di zenzero, tira giù il finestrino, prepara il kit con sacchetto-asciugamani-salviettine umidificate-cambio abiti-fazzoletti di carta…non so a voi, ma a me passa la voglia di andare in qualsiasi posto.
La partenza per il mare è stata tutto sommato soft, 1 su 3 è quasi una vittoria.

I pasti.

Eravamo in un hotel per cui i pasti venivano serviti ad orari stabiliti.
Tentativi di incastro vari con la pappa dei gemelli (perché la sala pappe era al primo piano e in ascensore non entrava il passeggino gemellare):
1° test – Tutti insieme in sala pappe e poi tutti insieme in sala a mangiare. Io mangiavo praticamente semiseduta perché ero più comoda a prendere al volo i gemelli che si alzavano dal seggiolone, scleravo con Piccola Iena e la sua lentezza e alla fine mi rimaneva tutto sullo stomaco.
2° test – Tutti insieme in sala pappe, poi uno dà da mangiare ai Twins e l’altro porta Piccola Iena a tavola. Andava quasi bene se non che una volta Gemello 2 è scivolato dal seggiolone e per stringere il passeggino con loro dentro per entrare in ascensore sono quasi riuscita a bloccarlo.
3° test – Uno fa la pappa e la porta in giardino dove i gemelli aspettano la somministrazione del pasto. Questo è stato l’incastro migliore, perché almeno evitavamo l’ascensore e i seggioloni (mangiavano sul passeggino), Uno di noi cominciava a portare Piccola LENTA Iena a tavola e poi andava a dare il cambio a quello rimasto in giardino con i Twins. Unico neo di questa soluzione erano quei 2 minuti in cui Piccola Iena rimaneva sola a tavola e siccome è molto socievole ogni volta che papà o mamma si alzavano lei prendeva la sua sedia e andava ad aggregarsi ad un altro tavolo.

La notte.

Due camere comunicanti. Un genitore in una stanza con Piccola Iena e Gemello 2, generalmente più tranquillo, l’altro nell’altra stanza con Gemello 1, detto la Belva. Tra le due stanze lo scaldabiberon acceso tutta la notte. Il mare fa venire appetito dicono, noi aggiungeremmo che fa venire fame DI NOTTE. Abbiamo preparato una media di 6/8 biberon di latte a notte. I vicini di stanza hanno molto gradito avere la stanza accanto/sotto/sopra la nostra.

La spiaggia.

Prendine 3, metti loro costume/pannolino acquatico, spalmali di crema (e ovviamente mentre lo fai con uno l’altro scapperà gattonando verso il balcone oppure piangerà disperato nel lettino) e avviati verso la spiaggia. Tu la crema per te non la compri nemmeno più perché tanto sai che non avrai tempo di metterla mentre invece insisti fortemente perchè il marito non tralasci questa operazione. Non è amore, ma il fatto che lui è bianco come la ricotta e non potevo permettermi che si ustionasse, avere a che fare con tre bambini mi sembrava già più che sufficiente.
Per i gemelli avevo preso un vascone da mettere tipo box da spiaggia, peccato che loro cercassero di uscire. E che generalmente piangessero. Soluzione per neutralizzare Gemello 1: la ciambella in mare e lui dormiva.

 

La tachipirina.

Arriva la febbre per Gemello 2 dopo cinque giorni di mare. Febbre alta che non scende, un giorno chiusi in stanza e alla fine pediatra privato che ci regala un magnifico antibiotico per la laringite del pupo.
Fine della spiaggia. Ulteriore ostacolo nella corsa che io e il marito dobbiamo correre: uno di noi porta Piccola Iena in spiaggia, l’altro sta coi gemelli in giardino.

La sera.

Dopo la cena corsa alla baby dance. Piccola Iena ne va matta, i suoi fratelli meno e in generale non si sa come intrattenerli. Sali sulla sedia, scendi dalla sedia, cerca di gattonare a terra, cerca di mangiare una cicca di sigarette, insomma si fa quel che si può per far trascorrere in allegria la serata a mamma e papà.
Ricordo che quando stava per terminare la seconda settimana il nostro sorriso si allargava in maniera inversamente proporzionale alla lacrimuccia di chi invece si rattristava per l’avvicinarsi del ritorno a casa.
Alla fine della vacanza penso per aver lasciato impresse due cose nella memoria di chi ci ha incontrato: il sudore perenne e l’abbronzatura alla Ringo (cacao sulla schiena e vaniglia sulla pancia).
L’unico rammarico è non aver subaffittato il lettino e l’ombrellone, tanto io non mi sono mai sdraiata…ma almeno potevo arrotondare!

 

***Con questo post partecipo al bellissimo brainstorming
#diversamentevacanze delle mamme #StorMoms. Seguilo su Facebook!

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4 thoughts on “La famigliola felice va al mare

  1. Anche noi il primo anno al mare ( a 18 mesi, prima non ce la siamo sentita proprio!) mai e dico mai nemmeno seduta sulla sdraio. Quest'anno spero nel miniclub!!

  2. mi sa che hai ragione a lasciar perdere il mare ed optare per la montagna e, forse, seppur poi tocca pure cucinare, pulire e fare la spesa, forse è meglio affittare un'appartamento o un bungalow in campeggio.
    Tre figli con il mal d'auto…povera te!!!

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