I compiti a casa

compiti a casa

Un quaderno aperto sul tavolo, lo sguardo vuoto del condannato, il ticchettare dell’orologio che scandisce il trascorrere del tempo, il volto del boia trasfigurato dalla rabbia che si impossessa di lui.

Sembra la descrizione della scena cupa e drammatica di un quadro di Caravaggio invece è semplicemente quello che potreste vedere entrando un pomeriggio qualsiasi nella casa di un genitore alle prese con i compiti del figlio.
Quando vado a prendere Piccola Iena a scuola il venerdì la prima domanda che le faccio è per sapere quanti compiti le hanno lasciato per il weekend, giusto per capire quanta sofferenza mi aspetta per i prossimi due giorni.
Se poi agli esercizi di italiano e matematica aggiungiamo la poesia da studiare a memoria il genitore assume la forma del samurai pronto a sollevare su di sé la spada per praticare l’Harakiri. (Qualcuno mi spieghi l’utilità di studiare a memoria ‘ste cazzo di poesie. E non ditemi che servono a sviluppare la memoria che pure quando ero piccola io si studiavano eppure oggi quasi quasi non mi ricordo nemmeno come si chiamano i miei figli).

Ci si siede al tavolo e comincia il supplizio. Più le dico “dai sbrigati così puoi andare a giocare” più lei mette in atto un esercizio di resistenza passiva da far sembrare il Mahatma Gandhi un dilettante.
Sguardo bovino, matita sospesa nel vuoto, braccio che sorregge la testa. Tutto completamente immobile.
E più lei immobile, più io mi incazzo. La voce del genitore si alza fino a raggiungere tonalità che manco Albano, mentre il povero bambino martirizzato lo osserva con occhio pallato.

Soluzioni per evitare tutto questo:

~ Il Genitore il venerdì sera comincia a sballarsi di Xanax per sopravvivere al weekend.
~ Il Genitore assume un istitutore (che nel curriculum deve avere almeno un paio d’anni d’esperienza come domatore di leoni al circo Orfei)
~ Il Genitore fa i compiti al figlio
~ Il Genitore manda il figlio a fare uno stage estivo nei campi di pomodoro.

L’unica certezza che ho è che i santi probabilmente non hanno mai fatto fare i compiti ai loro figli, altrimenti col cavolo che i loro nomi sarebbero sul calendario.

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