Basta chiedere! Come sopravvivere al carico mentale

come sopravvivere al carico mentale

Stamattina non avevamo il latte per la colazione. Ieri sono andata con Piccola Iena al centro commerciale per farle tagliare i capelli, ho ritirato un prodotto in farmacia per i bambini e mi sono completamente dimenticata di prendere un paio di bottiglie di latte. Già che ero in farmacia avrei potuto prendere anche il Moment visto che l’abbiamo finito, ma non mi sono ricordata.

Un mese fa ne ho combinate un paio ben peggiori: ho sbagliato la data della mia visita post operatoria (ero convinta fosse un mercoledì e invece era un paio di giorni prima) e no, non è vero che se si fosse trattato di qualcosa inerente i bimbi sarebbe andata meglio. Un giorno, dopo aver messo una fretta del diavolo a mio marito perchè dovevamo portare i twins al controllo pneumologico, arriviamo in ospedale e mi dicono che la visita dei gemelli non era in agenda. Era la settimana prima e avevo segnato male io nel mio calendario quando ho prenotato.

No, non è un post sull’alzheimer, ma su qualcosa che riguarda anche voi. Perchè immagino che anche voi mentre siete al supermercato ricevete il messaggio nella chat della scuola che vi dice che bisogna firmare l’autorizzazione all’uscita o vi viene in mente che non avete ancora prenotato la visita per fare la pulizia dei denti. E sempre mentre siete al supermercato cercando di fare mente locale su cosa vi serve per organizzare le cene dei prossimi giorni, passate nel reparto scatole e vi sovviene che dovete fare il cambio stagione per vedere cosa non va più ai bimbi. Allora pensate che dovete contattare il corriere per il reso delle scarpe della bambina e nello stesso tempo vi domandate se avete abbastanza biscotti per la colazione. Nella migliore delle ipotesi siete sole, nella peggiore ci sono anche i bimbi (“mamma mi compri questo?”) o vostra madre che vi spiega come fare i peperoni. Ah è vero, i peperoni li avete comprati i giorni scorsi e non li avete ancora cucinati! Ma quando arrivate a casa i peperoni sono già usciti dalla vostra testa per far spazio al regalo da prendere per l’amichetta che ha invitato i gemelli al compleanno, il corso di nuoto da confermare, ma chi ha lasciato le tazze sul tavolo? Devo fare il bucato dei bambini, è quasi finito il detersivo per la lavatrice, oh no al supermercato ho dimenticato di comprare il bicarbonato!

Potrei andare avanti all’infinito, perchè infinita è la lista di cose che affollano i nostri cervelli di mamme. I mariti ci sono e fanno un sacco, ma anche i migliori alla fine sono  principalmente degli esecutori. Se doveste dividervi idealmente in due categorie non ci sarebbero dubbi: voi siete la mente, lui (quando va bene) è il braccio.

Qualcuno ha dato un nome a tutto questo: si chiama CARICO MENTALE. Lo spiega molto bene Emma, un’illustratrice francese che in questa vignetta (qui il link con tutto il fumetto davvero esplicativo) dello scorso anno riassume perfettamente la nostra quotidianità.

Uno studio di Lorenzo Todesco, sociologo e autore del libro “Quello che gli uomini non fanno”, racconta che il 58,3% dei maschi italiani non cucina, il 73,5% non apparecchia né sparecchia, il 98,6% non lava né stira, il 70,5% non fa la spesa. A svolgere i gesti quotidiani nelle famiglie sono quasi esclusivamente le donne che dedicano il 200% del tempo in più rispetto ai compagni.  Secondo lui le ragioni sono la disparità di carriera (la donna è a casa o è meno lanciata nel lavoro),  le ideologie di genere (sono cose da donna), le politiche welfare che ci caricano della cura dei nostri familiari.  Quindi per moltissime di noi oltre al danno la beffa perchè si ritrovano ad essere la mente e pure il braccio, anzi le braccia.

 

come sopravvivere al carico mentale

No, non è nemmeno un post su quanto siano stronzi gli uomini, perchè secondo me il carico mentale un po’ lo vogliamo noi.

Innanzitutto voglio specificare che parto dal presupposto che parliamo di coppie moderne con esemplari maschi evoluti (e non di quelli fermi al medioevo che hanno la convinzione che se si avvicinano troppo ad una pila di piatti da lavare o ad una lavatrice gli si rattrappisce l’uccello). Detto questo confessiamoci serenamente che soffriamo un po’ tutte della sindrome di Mary Poppins e che certe di essere “praticamente perfette sotto ogni punto di vista” sappiamo che quando il maschio Alpha cercherà di espletare uno qualsiasi dei nostri compiti non lo porterà a termine bene come avremmo fatto noi (d’altra parte il maschio Alpha è lo stesso che non trova i calzini nel suo cassetto o il formaggio in frigorifero e questo non depone a suo favore).

Come possiamo uscire da questo circolo vizioso di pensieri? Semplice ma non facile, la soluzione è delegare. Delegare totalmente un’attività  dal suo inizio alla sua fine.

Resistere alla tentazione fortissima di intervenire per correggere.  Per esempio se decidiamo che al mattino il papà è responsabile della vestizione dei figli lasciamo che lo faccia lui, chiudendo un occhio (ma anche tutti e due) davanti agli abbinamenti improponibili o al calzino sporco del giorno prima. Rassegnamoci perchè è più importante riuscire a fare un po’ di spazio nella nostra mente (e nelle nostre giornate) che una mise perfetta dei pargoli. Decidiamo insieme come dividere le mansioni e una volta deciso chi fa cosa non impicciamoci più riguardo a come la si stia portando a termine.  E’ come lo spannolinamento: se inizi non puoi tornare indietro, altrimenti rischi di compromettere la riuscita di tutta l’operazione.

Idem con i nostri figli: smettiamo di fare le mamme chiocce. Responsabilizziamoli sulle loro cose (zaino, compiti, vestiti, giocattoli, impegni) e ricordiamo che nessuno è mai morto per una merenda dimenticata o per un giocattolo lasciato dall’amichetto.>

Insomma per farla breve la morale è solo una: smettiamola di pretendere di avere tutto sotto il nostro controllo e di ambire alla perfezione.  Altrimenti,se non riusciamo a cedere nemmeno un po’ ci meritiamo lo sclero continuo e l’affaticamento mentale a cui siamo sottoposte.

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