La metafora della bicicletta senza rotelle

la bicicletta senza rotelle

Il giorno di Pasqua Piccola Iena ha imparato ad andare in bicicletta senza rotelle. Non è certamente una bambina prodigio visto che ha raggiunto questo traguardo a 6 anni, ma devo dire che non ha avuto molte possibilità di esercitarsi prima. I gemelli ci limitano parecchio per cui difficilmente la portavamo fuori con la bici per cercare di farle prendere confidenza con l’equilibrio. Aggiungiamoci poi che ha preso da me il suo essere cauta e timorosa ed ecco che il fatto che abbia abbandonato le rotelle a me sembra un mezzo miracolo.

Quando l’ho vista andare mi sono commossa molto. E’ vero che ho la lacrima facile, ma in quel guizzo leggero ci ho visto una metafora dell’essere mamma.

Mio fratello e mio marito l’avevano già portata qualche volta a fare dei giri di prova senza rotelle ma con scarsi risultati. Ogni volta lei tornava afflitta e arrabbiata, dicendomi che aveva paura e che non avrebbe mai imparato ad andare da sola. L’ho rassicurata, l’ho coccolata e l’ho fatta sorridere perché ricordavo bene, io che non ho mai imparato ad andare in bicicletta, come mi sentissi una sega con i miei coetanei. Le ho promesso che l’avrei portata io e che sicuramente con me avrebbe imparato, che l’avrei accompagnata e sostenuta così come avevo fatto con mio fratello quando era piccolo.

Il giorno di Pasqua finalmente sono riuscita a portarla ad esercitarsi. Si è fidata e si è sentita al sicuro, protetta. Non credo di aver fatto niente di più che dirle “non ti lascio cadere, sono qui” e lei non ha più nemmeno avuto bisogno di essere tenuta. E’ anche caduta, pensavo mollasse, invece è risalita sul sellino e ha ricominciato a provare con il sorriso stampato sul volto. È stata tenace e mi ha sorpreso quando dopo soli pochi giri ha cominciato ad andare.

Aveva imparato ed era felice.

Quel pomeriggio di traballanti pedalate è stato un giorno importante, che ha insegnato molto a tutte e due.

A lei ha dato la consapevolezza, per quanto si possa essere consapevoli a 6 anni, che se si impegna e non demorde può riuscire a raggiungere qualsiasi obiettivo, anche quello che inizialmente la spaventa e che crede impossibile realizzare.

A me ha dato la consapevolezza che il mio compito è farle sapere che sono sempre al suo fianco, pronta a sorreggerla e a ricordarle che può farcela. Ad accoglierla in un abbraccio quando arriva lo sconforto del “non riesco” e a rispettare i suoi tempi quando ha bisogno di prendere fiato. A correre per aiutarla a rialzarsi. A ricordarle che l’amo anche se alla fine non riesce a tagliare il suo traguardo e che a me basta il suo sorriso per essere felice.

Ho capito che per un figlio sapere di non essere solo e di avere il sostegno dei genitori è la spinta più grande verso una serena autonomia, il vero ingrediente segreto per renderli adulti sicuri.

Ho visto tutto questo in quelle poche pedalate, capite il perché delle mie lacrime ora?

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4 thoughts on “La metafora della bicicletta senza rotelle

  1. Sono alle prese anch’io con la piccola in questa titanica esperienza. Per la verità ci abbiamo provato solo una volta e causa impegni pomeridiano dei grandi, aspettiamo un giorno di riprovarci con entusiasmo (suo ma soprattutto mio). Non voglio forzarla e come ben dici tu deve essere sicura di contare sul mio appoggio.

    • la nemina says:

      Si, anche perché sai bene che lo percepiscono e hanno bisogno di potersi affidare completamente. Oh sembra niente, ma la bici fa paura!

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