Buon compleanno Terrible Two!

I terrible Twins tra qualche giorno compiranno due anni. 

Sarà incredibilmente banale, ma se ripenso a come eravamo due anni fa mi sembra passata davvero una vita.
Avevo una pancia grande quanto Giove e ormai vivevo sul divano. Penso di aver tracciato un solco nel percorso salotto-bagno per il numero di volte in cui rotolavo a fare la pipì mentre le poche occasioni in cui uscivo dovevo fermarmi ogni 20 metri a prendere fiato. Roba che le novantenni mi passavano accanto sgommamdo in quinta con i loro girelli.

Il giorno del parto, cesareo programmato, ho tirato un lungo sospiro quando hanno estratto Gemello1, non per la commozione ma perché finalmente ricominciavo a respirare. E da quel momento per noi sono iniziate le danze.

In questi due anni Gemello1 e Gemello2 mi hanno insegnato tantissime cose

Per esempio che non c’è limite alle schifezze che può fare un bambino (dovrei fare un post a parte per i forti di stomaco) e che io, la Regina degli Schizzinosi, detta anche Mrs Amuchina, non mi sarei fatta prendere da un attacco di panico di fronte a due neonati contemporaneamente pieni di merda fino ai capelli (no, non è una metafora).

Mi hanno insegnato che i bambini non sono poi così delicati e puoi fargli dei lavaggi nasali che il waterboarding a Guantanamo è una passeggiata.

Ho realizzato che quelli che hanno scritto la sceneggiatura di “Senti chi parla” non si calavano di pesantissimi acidi, ma probabilmente avevano dei gemelli in famiglia. Perché solo con i gemelli capisci chiaramente che i bambini, anche a pochi mesi, sono in grado di comunicare tra loro (e che ti perculano anche), che si organizzano e hanno uno stupefacente modo tutto loro di giocare.

Mi hanno mostrato che se vesti un bambino completamente di blu e lo moltiplichi per due la gente penserà che almeno uno è una femmina. La gente, sempre la stessa, di fronte a due gemelli arriva a chiederti cose al limite di una candid camera tipo “ma li avete concepiti insieme? ma sono gemelli gemellari? ma li distinguete?” (anche se quest’ultima domanda è in realtà sensata se rivolta al papà).

Mi hanno insegnato a gestire le priorità. Non che prima non lo sapessi fare, ma ora, quando ti ritrovi due bambini che contemporaneamente si arrampicano, piangono o mettono in bocca qualcosa da terra riuscirai a valutare in un nanosecondo su quale devi intervenire prima per evitare l’apocalisse. E anche a lasciar correre a meno che non si tratti di vita o di morte, perchè anche tu vuoi sopravvivere.

Mai nella vita avrei pensato che essere mamma potrebbe essere considerata una specialità olimpica o quanto meno una nuova edizione di Giochi Senza Frontiere. Perchè devi iniziare a cucinare su una gamba sola (con l’altra cerchi di allontanare un bambino dal forno), fare due giochi contemporaneamente con uno e con l’altro, metterti in posizioni da Kundalini Yoga livello Sciamano per fare le coccole ad entrambe nel lettone.


Ma forse la cosa più banale che mi hanno insegnato è che il cuore si espande in maniera proporzionale al numero di figli che hai e che ci sono dei momenti (veloci come il fulmine, sia chiaro) che tutto è talmente perfetto che pensi che possa esploderti in petto per la felicità.

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