Libera di essere cicciottella

Se il 25 aprile racconta della liberazione del Paese, il 10 luglio parla della mia personalissima presa di libertà.
Quando dico che i gemelli mi hanno cambiato la vita non intendo solamente a livello pratico.
La mancanza di tempo per me, la privazione di sonno e le continue cure e attenzioni che i miei figli mi richiedono mi hanno reso senza filtri. Per adattarmi all’attuale scarsità di tempo, spazio ed energie ho imparato ad eliminare il superfluo, con il risultato di sentirmi in qualche modo meno costruita. Se prima soppesavo ogni singola parola prima di farla uscire dalla mia bocca, oggi do fiato alle trombe con più leggerezza. Non sto dicendo che questo sia un bene, ma sicuramente l’effetto è più genuino.
Questa stessa genuinità si riflette anche sui rapporti sociali. Posso dire di aver passato una vita a dare retta a tutti, mentre finalmente ora riesco a tagliare corto quando desidero e selezionare con cura le persone con cui voglio trascorrere il mio raro e preziosissimo tempo. Come dice il protagonista della “Grande bellezza” la più consistente scoperta che ho fatto è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare.

Mamma Cicciottella


La liberazione più grande però è quella che riguarda il mio corpo.
Non ho mai amato particolarmente la mia costituzione mediterranea e potendo scegliere avrei voluto un fisico adolescenziale come quello di Audrey Hepburn. Diete, palestre, vestiti che nascondessero la ciccia, trattamenti estetici, tanta mortificazione ma anche tante energie (e denaro) spesi nella costruzione di un’altra me. Provare fastidio e imbarazzo nel mangiare davanti a sconosciuti per non dare adito al pensiero che alimentavo il mio grasso. Fare quel gesto, tanto comune a tutte le cicciotte, di spostare con un pizzico le maglie dalla pancia per non lasciarle aderire e così evidenziare i rotolini. Mettere al bando i colori, perché non essendo snella è meglio vestirsi di nero che sfila. Invidiare le magre, di quell’invidia cattiva che fa puntare il dito sui difetti altrui per sminuire la persona.
Ho già ampiamente parlato di come il mio corpo sia cambiato dopo la mia seconda gravidanza, ma l’accettazione di questa trasformazione non è stata certo immediata. Volete sapere cosa è successo il 10 luglio? Ho indossato un vestito attillato e non mi sono sentita a disagio. Potrebbe non sembrare una gran cosa, ma io con quel vestito sembro (usando le parole di mio marito) in attesa. Ma non un velo di pancetta, stiamo parlando almeno del quarto mese di gestazione. Quel vestito estivo tanto comodo non lo indossavo più e giaceva nella parte di armadio con i capi da mettere “quando dimagrirò”. Il 10 luglio l’ho guardato e mi sono detta fanculo, lo potrò mettere ANCHE quando e se dimagrirò, ma intanto lo indosso oggi. Io oggi scelgo di non mettermi a dieta, ascolto il mio corpo già abbastanza provato dallo stress di bimbi/casa/lavoro e non lo carico di una pressione ulteriore eliminando il pezzetto di cioccolato che mi coccola a fine giornata. Io oggi scelgo di non nascondermi e non desiderare di vivere in una zona d’ombra, voglio mostrare con naturalezza quello sono, perché ogni piega del mio involucro racconta la mia storia: parla di una donna di trentasei anni, diventata madre tre volte, che non ha mai avuto una particolare inclinazione per l’attività fisica e che è cresciuta a cannoli siciliani.
Se domani avrò voglia di rientrare negli abiti che non mi stanno più farò quanto necessario, ma fino ad allora indosserò quello che più mi aggrada fregandomene altamente dei commenti degli altri. Non ho intenzione di negarmi un abito colorato perché il mondo pensa che starei meglio vestita di nero e se avessi voglia di mettere degli shorts perché fa caldo e sono comodi non starò certo a pensare che secondo gli altri sono riservati esclusivamente a chi ha uno stacco di coscia alla Naomi. (Semmai non li indosserò perché le cosce che stricano e fanno scintille col caldo, ma non certo perché ho troppa cellulite).
Donne, mi rivolgo a voi che siete le più grandi nemiche del nostro genere, piantatela di giudicarvi e classificarvi in base alla taglia per poi lamentarvi che la società impone degli impossibili e rischiosi canoni estetici. Basta dire che se una è piallata non può permettersi un abito scollato. Smettetela di domandarvi se una in sovrappeso con gli shorts ha lo specchio in casa. Probabilmente ce l’ha, ma ha semplicemente scelto di essere libera dagli stupidi schemi che vi tengono prigioniere.

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