Voglio il tuo corpo!



C’era una volta il MIO corpo. Quello che poteva dormire nella posizione che preferiva, che poteva essere nutrito come volevo, con calma e spensieratezza (vabbè, con la spensieratezza di chi fa sempre la conta delle calorie), che si arrotolava sul divano la sera per leggere un libro o guardare un film.


Poi sono arrivati loro, che di questo corpo sono stati parte per nove lunghi mesi e quello che era mio è diventato il loro territorio.


Capisci che hai perso la proprietà esclusiva di te stessa in ospedale. Un tempo, da sobria almeno, non mi sarei mai sognata di stare con le tette al vento in presenza di estranei. Con la prima bimba almeno potevo tenerne timidamente una al riparo, ma con Cip e Ciop compagni di bevute la mungitura era contemporanea e l’esposizione inevitabile.



Arriva con la loro nascita la perdita del sonno, almeno come prima lo intendevi. Se prima nemmeno l’antifurto del vicino poteva scalfire le mie notti ora basta un sospiro della criatura e le antenne si drizzano. 
Il tuo corpo stanco chiede pietà, ma le loro grida vincono con prepotenza e i loro pianti che dicono prendimi in braccio, tienimi con te, voglio stare nel lettone, voglio sentire il tuo odore e il battito del tuo cuore che tanto mi è familiare hanno la meglio.

Da qui in poi è una richiesta di contatto continua, un #tienimivicinomamma unico.

Esemplare di Padre in balia della prole


Hanno paura? Ti si aggrappano addosso arrampicandosi con l’abilità di una bertuccia.

Mangiano? Però è più bello se ci diamo la manina.

Sono seduti sul cesso? E tu mamma che fai, mica te ne vorrai andare? No, la cacca è più profumata se rimani a farmi compagnia.

È ora della nanna? “Mamma ti sdrai un po’ qui con me?”

Guardiamo la TV? Tu sei seduta e in silenzio arriva qualcuno a sedersi sulle tue gambe.

Ti sgrido? Lacrime, bocche spalancate e un’unica richiesta immediata: mamma, voglio gli abbracci! 

E così senza motivo ci sono sempre manine che ti arruffano i capelli, ti infilano dita nelle orecchie, ti si spalmano in faccia, bambini che con 40º all’ombra vogliono stare appiccicati nella tua stessa pozza di sudore. A volte ti si schiacciano così tanto addosso che hai la sensazione che vogliano tornarti dentro o semplicemente realizzi che in realtà non sono mai usciti completamente. 

Nella fatica quotidiana questa loro capacità di insinuarsi in qualsiasi pertugio pur di starti addosso ti strema e più di una volta li implori (inutilmente) di mollarti.

Una sera però mi sono accorta che Piccola Iena non stava più tanto comoda tra le mie gambe e adesso che preferisce il divano devo confessare che  anziché sentirmi sollevata sono un po’ risentita.

La fase del tienimivicinomamma è intensa, ma a pensarci bene dura un soffio. Poi arriverà la fase del tienimivicinofiglio e ci mancheranno tanto queste manine che cercano, che si infilano, che pretendono. Forse forse mi lamento un po’ di meno.


***Con questo post partecipo al bellissimo brainstorming #tienimivicinomamma delle mamme #StorMoms. Seguilo su Facebook


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