Guerra all’amore?


Sabato scorso io, mio marito e i bimbi ci siamo vestiti bene, abbiamo preso la metropolitana e siamo andati in piazza della Scala ad una manifestazione di famiglie. 

C’erano tantissime persone, c’erano sorrisi, colore e calore. Le raccomandazioni fatte ai bimbi erano le stesse per tutti (le più gettonate date la folla e il freddo erano “dammi la mano”, “copriti bene”, “stammi vicino”) così come i gesti che le accompagnavano erano quelli che noi genitori conosciamo bene quando siamo fuori casa: una sistemata al cappellino, prendere in braccio o a cavalluccio i nostri figli, tirare fuori dalla borsa una caramella o un biberon d’acqua.




Eravamo una famiglia come le altre in quella piazza, purtroppo però quello che ci rendeva differenti dalla gran parte dei presenti è che il nostro nucleo familiare è legalmente riconosciuto e pertanto gode di diritti fondamentali, primi tra tutti il diritto di esistere come coppia e come genitori.

Eppure, per me, le altre famiglie non erano diverse dalla mia

Sarà che per me l’amore, quello che ti porta a scegliere e confermare ogni giorno la persona che hai accanto, quello che ti spinge a desiderare di diventare vecchia con lei, di poterle stare accanto sempre, anche quando la vita non è rosa e sul tuo cammino arrivano le difficoltà, quello per cui ti prendi cura di un bambino anteponendo le sue necessità alle tue, quello che fa prendere alla tua vita la forma dei tuoi figli, ecco questo amore per me è famiglia.

Sarà che per me, che ho un padre biologico che mi ha abbandonato a nove anni incurante di cosa sarebbe stato del mio avvenire, il genitore non è quello che ti mette al mondo, ma quello che ti sta accanto.

Sarà che per me fanno più paura la violenza, la cattiveria e la povertà, non due persone che si vogliono bene.

Sarà che da quando sono mamma la mia tolleranza è aumentata, perché guardo i miei tre bambini e non so che scelte faranno da grandi, ma tutto quello che desidero fortemente per loro è che possano essere felici.

Sarà che non credo che qualcuno possa decidere al mio posto chi, come, quanto è quando amare.

Sarà che non ho la presunzione che il sentimento che lega me e mio marito sia più nobile o dignitoso di quello di qualunque altra coppia, così come non penso che il mio compito di genitore sia più importante di quello di qualunque altro genitore.

A me, che sono cattolica praticante, il riconoscimento di queste unioni non toglie assolutamente nulla, ma a loro può dare serenità. 

Sabato prossimo altre famiglie scenderanno in piazza, in una manifestazione che si contrappone nettamente a quella che ha colorato 98 piazze sabato scorso. Per loro le unioni civili non si possono equiparare alla famiglia tradizionale. 

Mi hanno insegnato, i miei familiari tradizionalissimi che più tradizionali non si può, che famiglia è amore e accoglienza, ecco perché credo sia più giusto dire, se si guardano i principi, che il Family Day ha già avuto luogo sabato scorso. Ed è stato bellissimo.

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