La favola dei 28 giorni

C’era una volta una donna che si prendeva molta cura di sé. La mattina si alzava per andare in ufficio e usciva di casa perfettamente in ordine: pettinata, truccata, profumata, abbinata.
Questa donna ebbe poi una figlia e cominciò ad arrivare in ufficio un pochino meno in ordine: i vestiti erano scelti più frettolosamente, gli accessori pescati a caso, il tragitto veniva fatto al galoppo su scarpe basse che sparivano sotto la scrivania una volta arrivata a lavoro.
La donna rimase incinta una seconda volta e per ottimizzare i tempi decise di mette al mondo due gemelli; i due pargoli però spazzarono via ogni traccia della donna curata.



La Madre-dei-gemelli (come oggi viene identificata dal resto del mondo) non si preoccupò molto della cosa, i bimbi d’altra parte non le lasciavano nemmeno il tempo di guardarsi allo specchio. Si sentiva irriconoscibile, ma per la vita da casalinga con il guinzaglio a strozzo che faceva andava bene così. Certo, ogni tanto le veniva voglia di truccarsi, ma poi pensava alle sue serate in balìa di pianti e addormentamenti difficili e non credeva che metterci dentro anche l’operazione di strucco fosse una grande idea. Quando si vestiva l’occhio cadeva sempre sui bei vestitini di una volta, ma poi pensava che stava uscendo per accompagnare la figlia a scuola e prendere il latte al supermercato e capiva che non aveva senso indossare altro che non fossero jeans e Converse.

E fu così che arrivò il 2016 e qualcosa nella testa della Mamma-dei-gemelli cambiò.
Non erano i buoni propositi per l’anno nuovo a farle tornare in mente la donna curata che fasciata nel suo bel tailleur zompettava in scioltezza su un tacco 12, ma l’avvicinarsi della fine del suo congedo di maternità dopo quasi due anni a casa.

In 28 giorni la Mamma-dei-gemelli doveva tornare ad essere la donna ALMENO un po’ curata di prima perché così era veramente impresentabile. In 28 giorni la Mamma-dei-gemelli doveva ricominciare a sistemare le sopracciglia regolarmente (perché siamo passati dalle ali di gabbiano a quelle di un condor), mettere la crema idratante su mani e viso, tagliare i capelli perché sembrava un incrocio tra un monciccì e Wolverine, far sì che la doccia tornasse ad essere un avvenimento regolare nelle sue giornate, recuperare i vestiti che usava per andare a lavorare (e provarli prima, perché grazie ai cinque chili lasciati in omaggio dai pupi cara grazia se qualcosa ancora le entra) e fare altre cose che ovviamente per via degli ultimi due anni insonni non ricorda. Il tutto, ça va sans dire, continuando ad essere la Mamma-dei-gemelli.
La prospettiva dovrebbe essere allettante, invece a questo giro l’idea di tornare a essere, molto in parte, quella di prima non è sufficiente a farle fare i salti di gioia al pensiero di tornare in ufficio. Sarà che la Mamma-dei-gemelli se dovesse chiamarsi da sola si chiamerebbe la Mamma-molto-stanca-dei-gemelli, oppure la Mamma-non-ce-la-faccio-più-dei-gemelli, o ancora la Mamma-che-non-ha-tempo-per-fare-niente-dei-gemelli e l’ufficio in questo momento della sua vita è una fatica in più che le tocca.

Sarebbe bello finire dicendo che la Mamma-dei-gemelli tra 28 giorni tornerà ad essere la donna curata dell’inizio della favola perché ha vinto la lotteria e quindi ci sono tate che si occupano di suoi figli, governanti che si prendono cura della sua casa e una squadra di parrucchieri, visagisti, massaggiatori e personal trainer che si prendono cura di lei, ma non è così perché la Mamma-dei-gemelli è così rincoglionita che si dimentica sempre di comprare un Gratta e Vinci.

Morale della favola: al corso preparto non perdete tempo a farci fare esercizi coi bambolotti per cambiare pannolini e a dirci che la tisana al finocchio farà passare le colichette ai nostri bimbi (che oltretutto è una palla clamorosa), ma insegnateci a camminare in equilibrio su un filo teso o su una palla perché tanto nella nostra vita da mamme lavoratrici ci servirà solamente essere delle brave acrobate.





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