Il ricordo più bello

Ah la memoria! In questo periodo di insonnia forzata mi sembra di essere diventata una novantenne: perdo traccia di ogni oggetto che mi passa per le mani, continuo a sbagliare i nomi delle persone (tra cui i miei figli, che vuoi che sia…ma non tra di loro, ogni volta un nome nuovo!), mi è anche passato di mente di andare a prendere Piccola Iena (sarà stato intenzionale?!?).
Se però ripenso a questi quattro anni e mezzo da mamma l’affollamento di ricordi mi fa desiderare di poter fare come Silente, il potente Mago e Preside di Hogward, che con la bacchetta li estrae dalla sua mente per conservarli gelosamente in boccette e riviverle nel suo Pensatoio.
Ricordi di occhi che diventano giganti dallo stupore la mattina di Natale, di parole sussurrate ai fratelli appena nati, ricordi di manine grinzose che ti toccano e accarezzano, di parole buffe storpiate entrate nel vocabolario di noi genitori, di balletti ridicoli, di “vedere Nemo!”. E ancora il ricordo dell’odore di bambino che dorme, quel profumo meraviglioso di sudore e di sogni, del primo assaggio di gelato, le lacrime per la mamma di Dumbo e le canzoni inventate. E sopra ogni altra cosa il ricordo della prima volta che ci siamo guardati negli occhi, quei grandi occhi neri e curiosi, la sensazione di essere scrutata fin nell’anima e il timore di non essere all’altezza di tanta purezza.


L’immagine a cui ripenso ogni giorno è legata a giorni bui e pesanti, la famosa luce alla fine del tunnel. Cip e Ciop ad un mese hanno preso la bronchiolite e sono stati ricoverati. Ogni singolo momento di quell’alba è impresso nella mia memoria: la corsa in macchina, l’affaccendarsi dei medici, il respiro affaticato dei bimbi.
Ciop è stato ricoverato nel reparto di Pediatria, Cip invece, il più piccolino dei due, era proprio malconcio e dopo tanti tentativi in Pronto Soccorso venne portato in Terapia Intensiva.
Sento nelle orecchie la voce dei dottori e i vari “non so se ce la faremo”, lo sguardo vuoto, le lacrime versate a fiumi, gli abbracci di sconosciuti incontrati in reparto e che ci hanno sostenuti. Dopo tre giorni Cip viene addormentato e aiutato a respirare con una macchina che sembra una lavatrice. Andiamo a trovarlo, gli parliamo, cantiamo, io non ho il coraggio di toccarlo, ho paura di svegliarlo. È minuscolo in quel letto, con solo su il pannolino e mille fili attaccati in ogni parte del corpo. Dorme, dorme, dorme. I medici non si pronunciano, corrono, misurano, bisbigliano, ci dicono che è bravo, lotta, ma è tanto piccino e la malattia tanto grande. Ogni tanto andiamo a casa per una doccia e in metropolitana penso che è proprio vero che bisogna essere sempre gentili con le persone, perché non sai mai che battaglia stanno combattendo.
Dopo una settimana di coma una trasfusione e la tenacia dei medici cambiano il corso delle cose. Ho negli occhi il viso di una dottoressa della Rianimazione, la stessa che il giorno prima mi aveva detto che “non lo vedeva tanto bene”, accendersi con un dolcissimo sorriso e dirmi che Cip si sta riprendendo e che potranno risvegliarlo da lì 
a breve.

 


Eccolo il ricordo più bello: la sua rinascita. È stato come diventare nuovamente mamma, vedere di nuovo i suoi grandi occhi, prenderlo di nuovo in braccio, tutto come quando è venuto al mondo. 
Tra meno di due settimane Cip compirà il suo primo anno di vita, ma non c’è giorno da allora che non ripensi a quel periodo e soprattutto a quel momento, perché voglio ricordare che niente è scontato. Perché tenerlo a mente mi rende più leggera, mi fa dare meno importanza a tante cose per cui prima mi affannavo e comprendere meglio i gigli del campo e gli uccelli le cielo. Buon compleanno bimbi miei!

***Con questo post partecipo al bellissimo brainstorming
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4 thoughts on “Il ricordo più bello

  1. Wow, ti dirò che mi è venuta la pelle d'oca a leggere il tuo post. Hai detto bene, bisogna essere gentili perché non sappiamo niente degli altri, di quello che stanno vivendo. E per fortuna la tua parentesi si è risolta in modo positivo.
    Grazie per aver partecipato anche questo mese 🙂
    Francesca.

  2. Il coraggio che le mamme hanno è proporzionale alla paura di non essere all'altezza. Immagino l'emozione al risveglio del piccolo… una vera seconda rinascita per tutti. Un abbraccio Eli

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