Le parole della violenza

Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. I dati sul fenomeno nel nostro paese sono agghiaccianti: negli ultimi dieci anni le donne uccise sono state 1.740: 1.251 (il 71,9%) in famiglia, e 846 di queste (il 67,6%) all’interno della coppia; 224 (il 26,5%) per mano di un ex. 

Questi sono i casi estremi ma la violenza non è fatta esclusivamente di corpi abusati. 

La violenza si insinua nelle parole che fin da bambine ci sentiamo dire e talvolta sono persino più potenti di un pugno perchè, come la goccia che scava la pietra, subdolamente ci sminuiscono, ci limitano e ci rimettono al nostro posto giorno dopo giorno.
 

Guardate questo video e ditemi quante volte avete sentito queste frasi.

L’abuso inizia a scuola quando qualcuno mette dei freni alle tue propensioni e alle tue scelte perché “questo non è adatto alle ragazze”, con il rosa per le femmine e il blu per i maschietti, con i giochi da bambine, tutti cucine e smaltini, e i giochi da bambini, tutti massicci e concreti perchè loro sì che possono puntare anche alla luna con i razzi spaziali.

La violenza continua per strada e passa sul tuo corpo attraverso le frasi oscene bisbigliate, i riferimenti alle tue parti anatomiche, gli sguardi che si soffermano senza ritegno sulla scollatura, i ghigni compiaciuti del branco e lo stupore se ti indigni perchè “sono solo complimenti“.

Violenza è quando a lavoro devi subire i “signorina” anche quando hai studiato una vita e hai la parete ricoperta di riconoscimenti accademici, quando in riunione si scambiano battute da camerata indifferenti al tuo imbarazzo, quando sei l’unica donna e allora è scontato che ti occupi tu del bar e delle fotocopie, quando gli apprezzamenti non richiesti si appesantiscono a seconda di quanto in alto nella scala gerarchica stia chi te li fa.

Quando sei sull’autobus pieno e ti toccano il culo e tutti fanno finta di niente, quando devi cambiare strada al mattino perché sai che sotto alla metro c’è il tipo che tira fuori l’uccello quando passi e tu sei abituata a tutto questo perché da bambina quando ti tiravano su la gonna erano solo scherzi e faceva pure ridere un sacco.

Io so che così come ci siamo passate noi, ci passeranno anche le nostre figlie

L’unica nostra arma per aiutarle, potente e destinata a durare, è l’educazione.

Ti insegnerò bambina mia a pretendere rispetto. Verso il tuo corpo, verso i tuoi pensieri, verso le tue scelte. Ti insegnerò ad urlare, a schiaffeggiare, a ribellarti, a non abbassare la testa. Voglio insegnarti a non tollerare i complimenti che non ti piacciono, le carezze che non vuoi, gli sguardi che possono metterti a disagio. A dire no e a dire basta. Ad andartene e a rimanere sola. A non accontentarti. A scegliere. A seguire le tue passioni. A poter essere una strega e non a tutti i costi una principessa. Voglio che tu ti senta libera di essere quella che sei senza paura di attirare parole e mani indesiderate. Voglio che tu non ti senta mai sporca, che la tua mente non venga mai sfiorata dal dubbio che forse te la sei cercata. A non avere paura.


Solo quando non siamo piu’ impauriti iniziamo a vivere”. Dorothy  Thompson.

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